Commemorazione del “Santa Donna”


Borgotaro, 6 gennaio 2025

Commemorazione del Sindaco di Borgotaro PRMarco Moglia

6 gennaio 1945 – 6 gennaio 2025

Scrivere due date affiancate è un’operazione solo all’apparenza semplice.

Già sul piano grammaticale l’uso del carattere tipografico tra esse inserito assume diverso significato: la barra obliqua, ad esempio, le separa, mentre il trattino corto le unisce.

E, aspetto ancor più curioso, quando si legge un testo, mentre i numeri delle date si pronunciano, il carattere grafico – che le unisce o le separa, come la punteggiatura – non trova voce.

Esso resta sulla carta, visibile solo a chi nutra interesse alla lettura, piuttosto che all’ascolto, lasciando muto lo scopo di quel segno, quasi a voler ammonire che ciò che conta e che resta sul foglio – come, del resto, anche nella storia – merita d’essere riletto, studiato, approfondito, perché anch’esso trovi voce e narrazione.

Ricordare la correlazione tra due date è ancor più impegnativo se esse ci restituiscono un rimando rievocativo, se il loro annuncio in coppia è destinato a dare corpo e valore al tempo tra esse trascorso, se quel segmento temporale è colmo di memoria collettiva.

Per trasferire, oggi, il significato più autentico delle due date, 6 gennaio 1945 – 6 gennaio 2025, è necessario porre l’accento anche sul trattino corto che le unisce.

Due giorni affiancati da un simbolo di unione, che cuce nel nastro della storia il sacrificio di sette giovani vite e lo trascina fino ai giorni nostri per onorarne la memoria, per colorare di significato l’odierna commemorazione e la nostra rinnovata presenza, anno dopo anno, in questo luogo al cospetto del cippo del Santa Donna.

Un segno che, con l’aggiunta della vocale “i” tra la prima e seconda lettera, trasforma la parola “Resistenza” in “Ri-esistenza”, per riaffermare oggi l’esigenza di portare all’attualità non solo il sacrificio dei partigiani caduti sul campo, ma anche il significato imperituro della Resistenza e l’importanza di continuare a vigilare, anche oggi, sempre, per la tenuta del presidio valoriale e democratico che l’ha animata.

Così come quel trattino sul foglio sposa le due date e perpetua nel tempo il suo significato unificatore, allo stesso modo i nomi delle sette vittime incise sul cippo meritano di essere pronunciati come si legge uno stato di famiglia: tutti assieme e uniti, figli provenienti dalla stessa stirpe assetata di democrazia, accomunati dal tragico destino di cui è stato testimone questo fazzoletto di terra insanguinato: Giovanni Castagnoli (Michele), Vittorio Catinella (Ratà), Gaspare Ferrari (Gaspà), Guido Ferrari (Guido), Gino Quotisti (Manza), Armando Tedaldi (Bubba), Domenico Terroni (Gherry).

Essi oggi, così come ogni 6 gennaio da 80 anni a questa parte, accolgono il nostro abbraccio fraterno, per non confinare all’oblio il loro eroico esempio, e, con slancio figurativo di più ampio respiro, per rinnovare il significato della Resistenza di un Popolo e di un territorio afflitto dall’oppressione.

I loro nomi e volti si aggiungono ai tanti altri valorosi e indomiti figli di queste valli che dopo l’armistizio dell’8.9.1943 formarono i primi gruppi partigiani che, in nome della libertà si adoperarono sopportando il rischio estremo e contribuendo alla costituzione della “Repubblica partigiana della Val Taro”, una delle più fulgide conquiste resistenziali che assicurò, dal mese di maggio al luglio del 1944, libertà di autodeterminazione e un governo libero nel nostro territorio, così affrancandoci dall’occupazione militare tedesca e della Repubblica sociale.

A quell’audace ed eroica conquista, tuttavia, fece seguito la rabbiosa reazione tedesca – di cui è triste ricordo, appunto, l’eccidio del Santa Donna –, infierendo sulla popolazione con stragi e rastrellamenti, sempre più incessanti nell’inverno del ‘44-’45.

Questo passo si rendeva, così, teatro di una delle perdite più significative e dolorose della Resistenza combattuta nelle nostre valli, che è nostro dovere ricordare ai posteri, innanzitutto con la nostra presenza oggi in questo luogo destinato alla memoria.

Così come l’affiancamento di queste due date porta fino a noi, oggi, il nitido ricordo di quel sacrificio umano, allo stesso tempo l’anniversario ottuagenario che cade quest’anno, nel 2025, assumerà particolare enfasi per tutto il Paese il 25 aprile, festa della liberazione e giornata simbolo della lotta condotta dai partigiani. Dal 25 aprile 1945, per la Nazione e i cittadini ottanta anni di democrazia, di garanzia e tutela dei diritti fondamentali, poi trasferiti, dal 1 gennaio ‘48, nella Carta Costituzionale.

E un curioso e felice gioco del destino riserva al 2025 anche un’altra ricorrenza: il 40° anniversario del conferimento al Comune di Borgo Val di Taro della Medaglia d’Oro al valor militare e della Croce d’argento al merito dell’Esercito, risalente al 24 gennaio 1985, per firma dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, successivamente consegnata alla nostra Città il 21 settembre 1985, in occasione della visita del suo successore Francesco Cossiga.

Se uniamo i due anniversari con lo stesso trattino corto che lega gli eventi, viene d’istinto da leggere: 80 anni di libertà per l’Italia, 40 anni di riconoscenza per i partigiani delle nostre valli.

Come ha ricordato il Capo dello Stato nel suo messaggio augurale alla Nazione, l’anniversario degli 80 anni dalla Liberazione è “… una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustiziaSiamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra. Perché la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte.

Parole dedicate non solo all’orgoglio nazionale e al ricordo di chi ha combattuto per la libertà, ma soprattutto di sprono e di impegno all’insegna della speranza, affinché essa, piuttosto che attesa inoperosa, si trasformi in azione concreta da parte di chiunque.

Il 2025 porta in sé anche un altro evento, inaugurato da Papa Francesco pochi giorni orsono: il Giubileo dedicato, appunto, alla Speranza e affidato al motto “Pellegrini di speranza”.

Speranza, dunque, sia nell’accezione cristiana che in senso laico, non solo e semplicemente come atteggiamento di fiducia nei confronti del futuro e degli eventi, bensì come strumento di testimonianza, di conservazione della memoria, e, soprattutto, come approccio proattivo nei confronti della vita attraverso l’impegno e l’azione. A ben considerare, lo stato d’animo e la testimonianza di vita che ci hanno tramandato i partigiani di queste valli e le sette giovani vite che oggi commemoriamo.

Impegno e azione, dunque, a sostegno della Resistenza, manifestato quotidianamente dalle nostre Associazioni Partigiane, dall’Istituto storico della Resistenza dell’Età contemporanea di Parma, dall’Associazione Antonio Emmanueli-Giacomo Bernardi, come presidio di sicurezza, testimoniato dalle Forze dell’Ordine, ma anche con azioni di eroismo civile da parte dalle tante Associazioni del volontariato presenti sul nostro territorio che mostrano il volto solidale della Comunità, soprattutto a beneficio dei più bisognosi.

Tra le tante, ci tengo a ricordare i Vigili del Fuoco Volontari appartenenti al Distaccamento di Borgotaro, l’Assistenza Pubblica Borgotaro-Albareto, il gruppo di Protezione civile di Borgotaro, che alla fine di ottobre dell’anno scorso, in occasione della visita presso la città di Worms, hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento della medaglia d’argento del Parlamento Europeo per l’impegno e dedizione a servizio della nostra Comunità.

Desidero ricordare anche gli Alpini, sempre presenti, che l’anno scorso hanno celebrato il 100° anniversario di costituzione del Gruppo locale e che oggi hanno fatto dono all’Amministrazione Comunale dell’opera celebrativa dedicata all’80° anniversario dell’eccidio del Santa Donna, frutto della fantasia e dell’estro artistico di Pietro Terroni, che nuovamente ringrazio per la generosa sensibilità che ci riserva.

Le sette rondini che riprendono il volo dopo aver spezzato le catene dell’odio e dell’oppressione, siano per tutti noi il simbolo e il ricordo di questa giornata da portare nelle nostre case.

Ringrazio Roberto Bertorelli, Assessore del Comune di Bardi, un affettuoso saluto alla sindaca Valentina Pontremoli, nuovamente mamma da meno di un mese, il consigliere regionale Matteo Daffadà, gli amministratori degli altri Comuni, le Forze dell’Ordine, la Polizia Municipale, le Associazioni dei Partigiani, il Gruppo Alpini di Borgotaro, i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali, le Associazioni del Volontariato che hanno partecipato oggi con animo commemorativo, il giornalista Luca Ponzi e la troupe della RAI, e le cittadine e cittadini che con la loro presenza hanno ricordato le vittime del Santa Donna.

Evviva la Resistenza, evviva il Comune di Borgo Val di Taro medaglia d’oro al Valor Militare!

Grazie.

Borgo Val di Taro, 6 gennaio 2025

    Il Sindaco

Marco Moglia


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.